“Compro la tua auto, mandami l’IBAN!” (ovvero: la truffa degli acquisti on line tramite bonifico)

Nei mercatini on line, le possibili truffe non riguardano soltanto chi compra (pagando una merce, che poi non riceve o non riceve conforme alle promesse), ma anche chi vende.
Qui tratteremo di questi ultimi, ed in particolare di chi vende la propria automobile o moto on line.

In breve, la truffa funziona così:
– il venditore viene contattato via email da una persona che si dichiara interessata all’acquisto del veicolo;
– il potenziale acquirente, che generalmente dice di trovarsi all’estero (da qui l’italiano stentato), chiede l’IBAN per poter effettuare il pagamento, precisando che il ritiro del veicolo avverrà soltanto dopo che il venditore vedrà i soldi sul suo conto.

A questo punto, il venditore si fa la classica domanda: “Con il mio iban può solo pagarmi, non prelevare dal mio conto; l’auto la ritira solo dopo che ho i suoi soldi sul mio conto. Perché no?“.

Tutto giusto.
Ma questo è solo l’inizio: non percependosi alcun rischio immediato, cioè che sia causa diretta della comunicazione dell’IBAN, la trattativa con il potenziale acquirente viene ritenuta non particolarmente rischiosa, cioè… sicura (è la c.d. “fallacia della negazione dell’antecedente“).

Il potenziale acquirente (o, per meglio dire, il potenziale truffatore) ha quindi segnato il primo punto: stabilire il contatto con la vittima ed acquisire la sua fiducia, per poi procedere a piccoli passi verso la meta (in retorica, si parla di “convergenza a tappe“).

Dopo aver ricevuto l’IBAN ed aver rassicurato la vittima sul fatto che sta per procedere al pagamento richiesto, il truffatore comunica -magari attraverso un inesistente Ufficio pubblico- che è necessario effettuare un pagamento per mere questioni burocratiche (ad esempio, una cauzione all’Agenzia pratiche auto del Paese straniero, “perché lì funziona così“). Si tratta di un importo relativamente modesto rispetto al valore dell’affare (ad es., 30 euro), che il venditore finisce spesso per pagare.

Una volta effettuato questo “modesto” pagamento, peraltro a titolo di cauzione (quindi con la speranza di restituzione), al venditore viene richiesto un ulteriore pagamento, sempre per ragioni burocratiche: questa volta l’importo è ancora minore del precedente, sicché scatta la c.d. “fallacia del giocatore di poker“, secondo cui si reputa conveniente scommettere una ulteriore somma per non perdere definitivamente una somma maggiore già pagata (nell’esempio fatto, si reputerà conveniente pagare altri 20 euro per non perdere i 30 già anticipati e, quindi, veder sfumare l’intero affare di vendere l’auto).

Una volta effettuato questo ulteriore “modesto” pagamento, verrà richiesto un altro pagamento, per le medesime (inesistenti) ragioni. E così via, finché il venditore smetterà di pagare perché capirà di essere stato truffato.

Quanto sopra è capitato ad un Cliente dello studio, che fortunatamente si è insospettito in tempo.
Mi ha inoltrato la email ricevuta da un potenziale “acquirente”, al quale ho risposto spacciandomi per il Cliente stesso (ovviamente con il suo consenso), e facendo così finta di aver abboccato all’amo di questo ennesimo impunito del web.

La relativa conversazione, che qui di seguito riporto tramite screenshot, verrà aggiornata man mano che andrà avanti.

* * *

  • Il potenziale acquirente contatta il venditore, chiedendogli l’iban:

 

  • il venditore “abbocca”:

to be continued (maybe)

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