Con la posta elettronica certificata e, in particolare, nel caso di notifiche PEC eseguite in proprio dall’avvocato ai sensi della L. n. 53/1994, può capitare che gli allegati improvvisamente scompaiano oppure si trasformino in file “.dat”: nel primo caso, il destinatario non vede affatto il file (che secondo la relata dovrebbe invece trovarsi in allegato alla PEC) mentre, nel secondo, lo vede ma non riesce ad aprirlo (ed è comunque diverso dal file firmato digitalmente che secondo la relata dovrebbe invece trovarsi in allegato alla PEC). In entrambi i casi, è plausibile che venga sollevata eccezione di (asserita) inesistenza della notifica stessa, che in realtà non presenta vizi imputabili al mittente.
§ 1. Il problema degli “allegati fantasma”
A causa di un bug di alcune versioni del client email di Mozilla, Thunderbird, può capitare che gli allegati della PEC in formato “.p7m” non vengano poi visualizzati in allegato alla PEC stessa, sebbene in realtà presenti.
Per risolvere il problema, è sufficiente installare l’estensione ThunderPEC.
§ 2. Il problema degli allegati in formato “.dat”
Forse a causa di un problema di codifica, può capitare che gli allegati della PEC in formato “.p7m” (ma può succedere con file di qualsiasi formato), vengano poi visualizzati in formato “.dat”. Trattandosi di file “generici”, quindi non associati ad alcun programma di lettura specifico, la conseguenza è che -salvo il ricorso a software appositi (ce ne sono per mac e per windows)- non possano essere aperti con un semplice “doppio clic”, risultando così (apparentemente) illeggibili per chi li riceva in allegato alla PEC di notifica.
Per risolvere il problema, è sufficiente rinominare il file, modificando l’estensione generica “.dat” con l’estensione specifica “.pdf.p7m”.
§ 3. Invio a se stessi delle notifiche PEC in copia conoscenza
Per (accorgersi di) problemi del genere, è consigliabile inviarsi in copia/conoscenza (non nascosta) la PEC di notifica, così da poter poi verificare personalmente (e per tempo) cosa viene ricevuto dal destinatario effettivo, non essendo a tal fine sufficiente controllare la propria cartella della posta inviata (ove è semplicemente copiato il file della nostra PEC, che però non è mai uscito dal nostro computer, non ha quindi percorso i due provider di posta certificata che rilasciano le rispettive ricevute, per poi tornare nella nostra casella).
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