Secondo quanto titola Personaedanno.it,
l’Emilia Romagna ha approvato la Legge Regionale sull’Amministrazione di sostegno.
La notizia, ancorché sbagliata (è stato infatti approvato un progetto di legge, non la legge, come poi peraltro chiarito nel testo stesso di cui al citato titolo web), offre alcuni interessanti spunti. […]
Anzitutto, sul contenuto del tutto ondivago e meramente possibilista del testo approvato, che più che un progetto di legge pare infatti una generalissima dichiarazione di intenti: la Regione “valorizza” l’amministrazione di sostegno, e a tal fine prevede appunto che “può essere compresa anche l’istituzione a livello locale di elenchi dei soggetti disponibili ad assumere l’incarico di amministratore di sostegno”.
Norma fondamentale, direi.
La seconda considerazione, in un certo senso conseguenziale alla prima, riguarda la tendenziale vaghezza dell’intera attività normativa regionale, tutta tesa ad esprimere concetti astratti, politicamente corretti, certo, ma così generici da risultare di fatto inconsistenti se non addirittura demagogici.
Senza nemmeno bisogno di scomodare le singole (fortunatamente poche) Leggi emanate dalla Regione nel corso di questi anni (i cui contenuti appaiono pomposamente inutili e -per quanto incredibile- addirittura più pedanti delle normative comunitarie che disciplinano la lunghezza regolamentare dei cetrioli o il peso specifico dei carciofi Ce), basta scorrere lo
Statuto della Regione Emilia Romagna, che – premessi i “valori della Resistenza al nazismo e al fascismo e gli ideali di libertà e unità nazionale del Risorgimento”, auspica (
lett.c preambolo) la
pace nel mondo.
Esattamente come miss Italia.
Ma l’apoteosi è forse raggiunta dall’art. 6 dello Statuto: “La Regione tutela il benessere della persona e la sua autonomia formativa e culturale e, a tal fine, opera per il rafforzamento di un sistema universalistico”.
Quasi un suffragio interstellare.
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